AS.TU.TA Associazione Tutela Taxi di Torino, in persona del Suo Presidente Cesare Barattini, ritiene opportuno intervenire in merito all’articolo pubblicato il 25.3.2020 sul quotidiano La Stampa e intitolato “Tassisti fermi in auto Perse 7 corse su 10 “Di notte solo pusher” al fine di evitare che possano, sia pure involontariamente, diffondersi messaggi fuorvianti in danno dell’immagine della categoria.
I tassisti non sono tenuti nè avrebbero il diritto di accertarsi della fedina penale e/o del lavoro svolto dal cliente che trasportano e, quindi, inevitabilmente e loro malgrado possono venire a trovarsi in situazioni spiacevoli come quella di trasportare soggetti di dubbia moralità, come quelli cui faceva evidentemente riferimento il collega intervistato nell’articolo apparso sul quotidiano. Ma questo non significa che essi siano autisti volontari e consapevoli di pusher, conclusione cui invece potrebbero giungere i lettori dal tenore delle parole dell’articolo in questione.
In un periodo drammatico come quello attuale in cui i tassisti stanno subendo un danno economico enorme con un calo di introiti stimabile in non meno del 70%, AS.TU.TA ritiene più opportuno che l’attenzione venga concentrata sulla totale mancanza di intervento delle competenti autorità affinché anche il servizio taxi - che è servizio pubblico - venga svolto in totale sicurezza. Oggi, infatti, l’adozione di tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza propria e dei passeggeri è demandata al singolo tassista. Con tutte le difficoltà del caso che i tassisti stanno cercando di superare.
As.tu.ta. tiene a precisare che, da sempre, i tassisti effettuano trasporto di Guardie Mediche nell’interesse della collettività e, in questo particolare momento, stanno cercando di “portare” per la città un messaggio positivo: ad esempio, si potranno notare i disegni dei bambini sul tema “andrà tutto bene” sulle fiancate dei taxi. E tante altre iniziative volte a veicolare il miglior antivirus contro il contagio della paura: la speranza e l’ottimismo.
Ecco, è su questi temi che si auspica che l’attenzione dei giornalisti e così dei lettori venga concentrata. Perché mai come ora è forte il rischio che questa pandemia possa separare anziché unire le persone e ciò a maggior ragione se si creano, anche involontariamente, immagini distorte circa l’onestà di lavoratori che non possono permettersi di sospendere l’attività e che non hanno la possibilità loro per primi di tutelarsi, ancor prima che dalla malattia, da soggetti pericolosi quali i pusher dell’articolo in questione. Si auspica un supporto morale in tal senso da parte dei giornalisti magari con un segno tangibile quale la pubblicazione di queste nostre sommesse e sentite parole.